La Parola è la mia casa: [21/04/2024] IV dom TP anno B

Comunità pastorale delle parrocchie di Chiuro e Castionetto

La Parola è la mia casa: [21/04/2024] IV dom TP anno B

La pietra e il pastore, quello “bello”

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Ci sono due immagini che caratterizzano le letture di oggi e che si riferiscono a Gesù: la pietra e il pastore.

La citazione del salmo 117 (118) «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo» è presente nel brano degli Atti degli apostoli applicata a Gesù. Ma è ripresa nelle medesime modalità da molti degli autori del Nuovo Testamento (oltre a tutti gli evangelisti, anche in Paolo e nelle lettere di Pietro). Forse perché era uno dei pezzi forti della predicazione apostolica e probabilmente utilizzata dallo stesso Gesù. Fin dai tempi antichi, i costruttori hanno usato pietre angolari nei progetti di costruzione. La pietra angolare era la pietra principale, solitamente posta all’angolo di un edificio, per guidare gli operai nello svolgimento del lavoro. Era solitamente una delle pietre più grandi, più solide e più accuratamente posizionate in tutto l’edificio. Una volta posta la prima pietra, essa diventava il punto di riferimento per determinare ogni altra misura nel resto della costruzione; tutto veniva adattato a essa. Quindi veniva selezionata con cura. La meraviglia paradossale fatta dal Signore su cui meditava il popolo di Israele che stava varcando le porte del grandioso tempio di Gerusalemme (il salmo veniva usato nelle processioni che salivano all’edificio sacro) era proprio che la pietra scartata, debole e disprezzata agli occhi del mondo (Israele stesso) era scelta da Lui. Nel Nuovo Testamento questa pietra è Gesù, «che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti» come dice Pietro ai capi del popolo nella prima lettura.

Nel Vangelo Gesù si definisce il buon pastore. O più propriamente “il pastore, quello buono”, nel senso di quello “vero”, “autentico” che si spende per le pecore e le conosce una per una, che ci tiene. Non come chi lo fa solo per mestiere, per i soldi. Più letteralmente ancora è “bello” più che “buono”. Cioè la sua dedizione al gregge, che arriva a tutte le pecore, anche a quelle degli altri recinti, anche a quelle che nessuno cura, che arriva a dare la propria vita per le pecore, è affascinante, attrattiva, coinvolgente.

Incrociando le due immagini vien fuori che il fondamento di tutto, la pietra angolare che tiene assieme tutto (la salvezza, il nostro essere cristiani, la nostra appartenenza alla Chiesa, etc …) non è una legge o un contenuto, un principio o un valore, ma è Gesù, colui che, come il pastore, quello vero, si sacrifica per le pecore, ci conosce e ci ama da morire. Di più ancora. Citando un altro famoso salmo, «il Signore è il mio pastore», possiamo arrivare a dire che alla base di tutto c’è la percezione che Gesù è il pastore vero perché è il “mio” pastore, quello che mi conosce, mi ama, dà la vita proprio per me. Alla base di tutto c’è la mia relazione con Lui. E con noi come comunità, scelti da lui come pietra d’angolo quando tutti ci avrebbero scartato.

Quale meravigliosa “seduzione” emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle che dimenticavano persino di mangiare per essere accanto a lui ed ascoltare la sua parola!

S. Giovanni Paolo II