
La “differenza cristiana” dei discepoli annuncia il volto misericordioso di Dio
Dal vangelo secondo Luca (Lc 6, 27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»
Sosteneva l’astrofisica atea Margherita Hack: «Non è necessario avere una religione per avere una morale, perché se non si riesce a distinguere il bene dal male quella che manca è la sensibilità, non la religione». E, forse, qualche ragione gli va riconosciuta: per essere delle “brave persone”, oneste, corrette e ragionevoli non occorre per forza essere religiosi o avere un testo sacro o una rivelazione divina che ce lo dice. Tant’è che di brave persone, come di meno brave, se ne trovano in abbondanza presso quasi tutte le visioni del mondo, idee, filosofie e valori.
A che serve allora il Vangelo? L’evangelista Luca prova a rispondere con il brano di questa domenica. Dopo le beatitudini, entriamo nel vivo discorso della pianura (meno articolato e ampio, ma più breve e concentrato del discorso della montagna di Matteo).
Tra le molte indicazioni questo ampio brano contiene anche la chiave di lettura di tutto il discorso: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». La frase ricalca il detto contenuto in Lv 19,2: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo». Da notare inoltre come illumini e viceversa riceva luce dalla versione di Matteo che nello stesso punto riporta: «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
La prospettiva che ne esce è innanzitutto la misura della morale cristiana: il discorso non è una serie di regole o di auspici e provocazioni ideali poco praticabili, ma è vera e propria rivelazione del volto del Padre. Esso mostra come la differenza (“santo” significa differente) e la pienezza (“perfezione” o compimento) del Padre consiste nella misericordia, il modo di amare specifico di Dio.
Il discepolo (e la comunità cristiana) con le proprie forze e la propria buona volontà non sarebbe in grado di amare così se non per partecipazione e dono dell’amore del Padre. Ecco che l’amore e la preghiera per il nemico, la non violenza, la gratuità, il perdono non rimangono indicazioni utopiche ed estreme adatte ai santi di altre epoche, ma rappresentano la “differenza cristiana” che anima e rappresenta la riserva di speranza per il mondo.
Detto con altre parole: l’amore e la preghiera per il nemico, la gratuità, il rifiuto della violenza del discepolo che vive il Vangelo, spesso visti con fastidio e sufficienza dalle persone di “buon senso”, non sono innanzitutto questioni morali, di come sia giusto comportarsi e di quali debbano essere i valori che motivano le nostre azioni. Esse sono il tentativo, spesso goffo e breve, di innalzarsi al di là delle proprie forze e della propria volontà, non indicando sé stessi come buon esempio, ma allungando il dito verso il cielo ad annunciare la misericordia del Padre.
Tra le andature piene di dignità degli onesti, dei corretti e dei ragionevoli, qualche volta qualcuno spicca un balzo scoordinato e scomposto. Questi, andando contro il buon senso e il principio di reciprocità e porgendo l’altra guancia o amando i nemici, sembrano volersi lanciare maldestramente nell’innaturale attività del volo. Spesso ricadendo dopo un breve salto. ma riprovandoci un poco più in là. Molti li giudicano strani, illusi, poco equilibrati. Pazzi. Esattamente come i santi di ogni tempo, testimoni della misericordia di Dio.
Fino a quando si ama il proprio amico, non si può ancora dire se si ama Dio; ma quando si ama il proprio nemico, allora sì che è chiaro che si ama Dio.
Soren Kierkegaard
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