Riflessione domestica – IV domenica Tempo di Avvento (anno B) [24/12/2023] e Natale [25/12/2023]

Comunità pastorale delle parrocchie di Chiuro e Castionetto

Riflessione domestica – IV domenica Tempo di Avvento (anno B) [24/12/2023] e Natale [25/12/2023]

da Parrocchiaponte.it, il sito della Comunità pastorale delle parrocchie di San Maurizio, San Luigi Gonzaga, Santi Matteo e Carlo.

Riproponiamo anche su parrocchiechiurocastionetto.it una iniziativa in collaborazione con la comunità pastorale di Ponte, Sazzo e Arigna: oltre al commento al Vangelo, un semplice sussidio per tutta la famiglia con giochi e riflessioni a partire dalle letture della domenica.

Ultima domenica di avvento, la quarta candela resta accesa solo un giorno, arriva un nuovo Natale. L’ennesimo e cosa porta di nuovo? Nella liturgia della domenica, un’adolescente di nome Maria, che viveva in un villaggio poco conosciuto della Galilea, viene contattata da un messaggero, un angelo, per diventare la madre di Dio. Una storia tanto utilizzata da sembrare una favoletta, ma è successo davvero !!! Una ragazzina di 13/14 anni, timida, discreta, che vuole capire, perchè non conosce uomo. L’angelo le spiega, la tranquillizza e Maria accetta. Il Signore ha bisogno di me, di te, di Maria per essere presente in questo mondo. Ha bisogno che ci fidiamo di Lui e, anche se non capiamo, che lo lasciamo lavorare su di noi. Allora grazie Maria perchè se io sono qui questa mattina a cercare di fare una riflessione, se noi siamo qui ad aspettare per l’ennesima volta di festeggiare il compleanno di Gesù, se in più di 2000 anni molte persone hanno gioito, trovato conforto e salvezza da Cristo, è stato grazie al Tuo sì. Nella messa della vigilia (che quest’anno in molte chiese non si celebra per la sovrapposizione della messa domenicale) si ascolta il Vangelo di Matteo in cui ci viene spiegata la genealogia di Gesù. Un’elenco di nomi strani e a volte poco pronunciabili, ma volutamente scritti da Matteo (che era ebreo e scrive il suo Vangelo per le prime comunità di ebrei) per farci capire che Gesù è un discendente di Davide, ancor prima di Abramo. Magari per noi è poco rilevante ma non per gli ebrei perchè i profeti avevano predetto questa cosa e questo era uno dei segni che davvero Gesù fosse il Cristo. Ma perchè abbiamo bisogno di prove, perchè è così difficile riconoscerlo? Arriviamo al Vangelo del giorno di Natale. Luca ci racconta, la nascita di Gesù e qui capiamo tutto, capiamo come mai ciò che non è stato capito. Perchè è un po’ più facile per noi accettare questo bambino come il Cristo dato che sappiamo cosa è successo dopo e cosa ha fatto per noi, ma se fossimo stati in attesa di un salvatore potente, di un condottiero, di qualcuno che liberasse una terra occupata da più di un secolo e ci si fosse presentato un bambino? Come l’avremmo presa? Vorremmo un Dio che ci risolvesse i problemi, non un Dio che ce li crea. Vorremmo un Dio potente e forte, non un neonato bisognoso di tutto. Vorremmo un Dio più efficiente, non perdente. Vorremmo qualche effetto speciale, così, per convincerci. E invece? Il problema è che spaventa quel neonato. Irrita, disturba, ci inquieta anche solo immaginare che Dio, davvero, abbia deposto il suo abito di eternità per rivestire quello dell’umanità. Se preso sul serio, il Natale ci mette in crisi, ci interroga. Dio che si fa accessibile, incontrabile, neonato fragile e indifeso, è diventato uomo esattamente per cambiare la nostra vita, per svelarci chi è lui, perché vedendo lui, capiamo chi siamo noi. Dio è partito dalle periferie dal mondo, dagli ultimi. Ha chiesto a una donna di essere la porta per il suo ingresso nel mondo e a Giuseppe di essere accolto in una famiglia vera. Sì perchè Dio non parla ad un singolo (Maria) ma a una famiglia. Si è mostrato per primo ai pastori: non i pastorelli dei nostri presepi, ma persone poco raccomandabili indurite dal lavoro, che rabbini del tempo paragonano ai pubblicani, considerati bugiardi (non potevano testimoniare ad un processo) e inaffidabili. Loro ricevono l’annuncio: gli sconfitti, i perdenti, i condannati, Non i sacerdoti di Gerusalemme, tutti presi dal funzionamento del ricostruito tempio per aspettare davvero un messia inopportuno; non Erode, che ha ottenuto il trono con determinazione e ferocia, e che vede nel Messia un pericoloso concorrente; non la brava gente di Gerusalemme, tutta presa dalla quotidianità. Dio nasce come ogni bambino, la salvezza ci giunge nel più banale dei modi. I pastori cercheranno una mangiatoia per riconoscere il Messia e gli astronomi una stella. Dio si fa incontrare là dove siamo, parla ai nostri cuori con il linguaggio che conosciamo. Non dobbiamo cercarlo noi, è già qui, è venuto Lui da noi e ci chiede di fargli un piccolo spazio nel cuore: una stalla. Ci chiede di accogliero con ciò che abbiamo, non vuole che ci trasformiamo, per Lui siamo già un capolavoro, vuole solo che appriamo il nostro cuore e lo lasciamo lavorare, per salvarci!!! Se il nostro sguardo cambia e la luce del nostro cuore sa vedere al di là dell’apparenza, allora questo Natale sarà diverso, sarà il nostro Natale, sarà il Natale vero, che nessuno ci può rubare. Vogliamoci bene di quel bene che Dio ci vuole. Buon Natale a tutti !!!

Paolo Curtaz ci aiuta a comprendere meglio questo brano di Vangelo riportato ai giorni nostri, possiamo ascoltare il suo commento cliccando su questo link: Commento al Vangelo del 24 Dicembre di paolocurtaz (soundcloud.com)

Per tutti, in particolare famiglie e ragazzi, proponiamo spunti di riflessione e giochi  presi dalla rivista “Catechisti parrocchiali”, potete aprire il file cliccando su: “riflessione e giochi” in fondo alla pagina.